giovedì 25 giugno 2009

Non ci sono gourmet a Gaza

Non ci sono gourmet a Gaza

Da che l’uomo ha alzato mura per difendersi, il cibo è stato la vera arma del suo nemico. Di assedi al castello finiti insieme alle scorte alimentari sono pieni i libri di storia, ma se pensate che oggi voglia annoiarvi col Medioevo siete fuori strada. L’assedio di cui parlo è in corso da due anni nella Striscia di Gaza e coinvolge un milione e mezzo di persone: un quarto sono bambini. Per loro zero cioccolata, zero ciliege, zero miele… alimenti che non passano la frontiera dell’immenso campo profughi di Gaza perché così decide, giorno per giorno, un solerte funzionario del governo israeliano. Questa punizione collettiva viene inflitta al popolo palestinese a causa degli attentati terroristici che, nell’ultimo anno, hanno ucciso 13 cittadini israeliani. L’embargo comprende anche frutta fresca e verdure che i Palestinesi non possono produrre perché ogni campo coltivato viene sistematicamente distrutto dall’esercito israeliano.

Secondo l’organizzazione “Save the Children” i piccoli palestinesi sono denutriti e anemici, il loro sviluppo fisico e mentale è gravemente compromesso. Quelli che nonostante l’assedio riusciranno a diventare adulti sono attesi da un futuro di ignoranza, visto che l’embargo include libri di scuola, penne e matite colorate. Un controllo contrario alle leggi internazionali e dell’Onu, che ha il solo scopo di trasformare Gaza nella versione moderna di un campo di sterminio. Non a caso, e in silenzio, nell’ultimo anno i morti palestinesi sono stati 1.300: 430 erano bambini. Che non hanno mai mangiato cioccolata.

Da Dissapore

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