A L'Aquila stanno avvenendo dei fatti strani, la tendopoli di Piazza d'armi la più grande dell'Aquila con i suoi 1.050 sfollati è stata sgomberata, gli sfollati dispersi alcuni nella caserma Coppito( la stessa del G8) altri negli alberghi dell'Aquila o ad Avezzano o sulla costa.
In poche parole, tutti fuori dalla tendopoli anche se nessuno è tornato nella propria casa e neanche nelle, ormai celebri, casette di legno.
Tutto ciò avviene mentre si diffonde la notizia che le casette di legno non sono sufficienti per tutti gli sfollati e quindi molto di loro passeranno l'inverno accampati qui o là.
Quindi se arrivasse l'inverno, e si sa che a L'Aquila il freddo giunge presto,e gli sfollati fossero ancora nelle tende, sarebbe palese la disorganizzazione della ricostruzione, sarebbe palese l'esiguità delle risorse impiegate.
Ma se gli sfollati saranno "dispersi" nei vari alberghi, chiusi nelle caserme, "distribuiti" nelle varie città abruzzesi, si toglierà ogni evidenza della dosorganizzazione, se un giornalista trovasse uno sfollato in un albergo di Avezzano o in un B&B di Sulmona, il governo avrebbe gioco facile nell'affermare che è uno dei pochi a non avere assegnato l'alloggio.
Non solo, sarà difficile organizzare una manifestazione di protesta da parte degli sfollati, se questi fossero spalmati in decine di città o chiusi nelle caserme, avrebbero ovvie difficoltà di comunicazione e di coordinamento.
Quindi questo "sgombero" della tendopoli appare più come una azione preventiva contro possibili proteste per la mancata ricostruzione e l'insufficienza delle case provvisorie.
E sembra, poi, un'operazione di facciata per poter dire fra pochre settimane che le tendopoli non ci sono più e che gli Aquilani sono tutti nelle case o nelle "casette".
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